Depressione post partum

Nella nostra cultura occidentale prevale una rappresentazione della maternità idealizzata, con immagini pubblicitarie in cui le mamme ci appaiono belle e felici, realizzate per il solo fatto di essere diventate genitori.

La nascita di un bambino è ancora vista come un momento di assoluta felicità e festa, immagine in forte contrasto con quello che accade nella vita emotiva delle neomamme.

Il periodo immediatamente successivo alla nascita di un bambino è infatti caratterizzato da una serie di sintomi di carattere depressivo, causati da fattori fisiologici e anche dai numerosi cambiamenti che caratterizzano la vita della donna e della coppia.

Occorre innanzitutto distinguere il baby blues post partum dalla depressione post partum.

La prima condizione colpisce il 60% delle donne dopo il parto ed è caratterizzata da un senso di tristezza e ansia, voglia di piangere senza un apparente motivo, ipervalutazione delle difficoltà relative all’accudimento del bambino.

Il baby blues o maternity blues è un lieve e transitorio disturbo emozionale che in genere scompare entro alcune settimane dalla nascita del bambino. Le cause sono di diversa natura: brusca caduta dei livelli di ormoni, stress-psicofisico causato dal travaglio, cambiamenti di ritmi sonno-veglia e di abitudini in funzione delle esigenze di accudimento del neonato.

La depressione post partum è invece un disturbo dell’umore che colpisce il 10-15%delle donne. I suoi sintomi esordiscono entro le prime 4 settimane dal parto e non sono transitori, possono infatti persistere anche per alcuni anni determinando una significativa compromissione del funzionamento sociale e lavorativo della donna.

La mamma affetta da dpp manifesta i seguenti sintomi: irrefrenabile pianto, sensi di colpa, sbalzi di umore, senso di inadeguatezza, problemi a relazionarsi con il partner, ecc.

La mamma si sente sopraffatta da emozioni in contraddizione tra loro: l’amore per il suo bambino si scontra con un disagio emotivo di cui si vergogna e del quale si sente in colpa. Il pensiero più ricorrente è: “perché mi sento così male, perché mi sento così triste e inadeguata nel momento della mia vita in cui dovrei essere la persona più felice del mondo?”

Cosa si può fare per aiutare la mamma ad affrontare e superare questo stato emotivo così difficile?

Innanzitutto occorre ascoltare questo vissuto e far capire alla mamma che si tratta di reazioni normali e comuni a tutte le madri, di cui non deve vergognarsi ma di cui si deve prendere cura.

In questo senso un percorso psicologico di sostegno mirato all’elaborazione dello stato depressivo, al rafforzamento del senso di competenza e di autoefficacia della  mamma è fondamentale per lo sviluppo di un’adeguata identità genitoriale e per evitare che la condizione di baby blues si trasformi in depressione post partum vera e propria.

Questo percorso psicologico deve essere precoce e tempestivo, deve coinvolgere il partner affinché fin dai primi giorni sia protagonista di tutto ciò che riguarda l’accudimento del bambino. Tranne l’allattamento non ci sono cose che il papa non è in grado di fare, perciò è importante lasciare a casa i nonni, che possono occuparsi di altre incombenze legate a questa fase (spesa, bucato, etc) e lasciare alla coppia il prendersi cura delle esigenze del neonato.

La vicinanza emotiva dei genitori, l’ascolto e la comprensione reciproca, sono fondamentali per superare un momento emotivo difficile di forti cambiamenti di vita.

Imparare a valorizzare le differenze di approccio nei confronti del bambino dei due genitori e integrarle diventa fondamentale per il benessere psicologico della coppia e del bambino.

Il percorso psicologico deve innanzitutto prendersi cura della madre, coinvolgendo il padre, valorizzando il suo prezioso contributo emotivo e materiale.

Ad integrazione del lavoro psicologico individuale e di coppia suggerisco la formazione di gruppi di auto aiuto finalizzati alla condivisione del proprio vissuto emotivo e del proprio disagio con altre donne che vivono le medesime difficoltà nello stesso momento.

In questi gruppi le donne possono trovare conforto e comprensione, scambiare esperienze ed emozioni, creare una rete di relazioni che può proseguire nella quotidianità traducendosi in aiuti concreti per la soluzione di problemi comuni a tutte le mamme.